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INTRODUZIONE

Non c’è migliore introduzione alle opere di Paola Grillo che quella di presentarla con le sue stesse parole scritte in occasione della mostra “Io ti vedo”. “Mi annoia la ripetizione meccanica di soluzioni pittoriche, io vivo sempre alla ricerca di eventi, forme e materiali che mi stimolino e consentano di esprimere il mio io. Per questo raccolgo in continuazione materiali, spesso di recupero, a volte semplici foto da riviste che rappresentano lo scorrere della mia esistenza, l’evolversi della mia sensibilità”. Effettivamente ti affascina la ricerca continua della Grillo per fissare, con l’armonica tavolozza dei suoi colori, collage e installazioni, il suo profondo e complesso universo, che dal vissuto terreno si eleva sino al “cielo alto”.

I diversi supporti e materiali che scopre, come le fotografie da riviste, sono dei mondi affascinanti, nei quali la Grillo ti immerge, quasi battesimo rigeneratore, per metterti nella possibilità di stabilire una corrispondenza con te, grazie ai “colori, profumi e suoni” di Baudelairiana memoria. Così, per incanto, ti accorgi che quel suo “io ti vedo” diventa contemporaneamente reale e conturbante. In quell’istante riscopri il tuo doppio che, come nel ritratto di Dorian Gray, rimane costante e implacabile a fissarti con i suoi colori, che si armonizzano in visioni oniriche attorno a quella pagina di rivista strappata, che rappresenta un vissuto quotidiano universale. I suoi quadri, ma tutte le sue opere nel complesso, te li senti accanto come compagno di viaggio, anzi come un fratello o, meglio, il tuo doppio.

Comunque non ti devi scoraggiare nell’immergerti in queste sue visioni, ma stabilire con loro un sincero dialogo per non arrivare mai alla tragica fine di Dorian Gray, nel caso fossi anche tu costretto a confrontarti con il tuo ritratto, che la Grillo, senza che ti accorga, ha saputo costruire e con il quale ti devi confrontare. Grazie alle sue opere ritrovi il coraggio di continuare la tua strada, anche sotto il fardello pesante della vita come il “pastore errante” di Leopardi, tanto hai la certezza che con le sue opere la Grillo “ti vede” ogni giorno per spingerti a partire verso ideali sempre più alti.

Pietro Gasperini Critico d’arte – già Direttore dei Musei e dei Beni Culturali della Lombardia

POST INTRODUZIONE

A mo’ di chiosa all’attenta e sensibile discettazione dell’amico Pietro Gasperini sulle opere di Paola Grillo, penso che, in aggiunta alla conturbante esperienza di Dorian Gray, col suo doppio, possa dirsi con Octavio Paz, in “El arco y la lira”, che essere se stesso (o il proprio doppio) significa essere quell’altro che ciascuno porta dentro di sé come speranza o possibilità di essere. Solo così può mirarsi ad ideali sempre più alti, come conclude Gasperini, ed elevarsi ai “cieli alti” di Paola Grillo.

Come un rinnovato gabbiano Jonathan Livingston, che nell’opera di Richard Bach si limita a volare sempre più in alto per poi sfiorare gli scogli e lambire i flutti marini, chi cerca ovunque il meglio, essendone disposto a pagarne la motivata fatica, per libera estensione del citato testo, può giungere laddove un’immaginaria (o forse reale) barriera separa il noto ed il vissuto di sempre dall’apparente vuoto o dal nulla che avvolge il Creato, ma non si ferma: col moto delle sue ali suscita lo spazio nel quale volare ancora più su, in “cieli alti”. Non essendo più soltanto la cercata migliore elaborazione del bagaglio ricevuto, bensì se stesso in ulteriore divenire, con le ali spiegate verso il futuro che avanza, come nell’Angelo di Klee, l’Angelo della storia, caro ad ogni Credo.

Giancarlo Pallavicini Giornalista e scrittore – Presidente dell’Associazione Internazionale degli Intellettuali e Creativi “Myr Cultura”

FORZA ED ESPRESSIONE

La pittura di Paola Grillo emerge in un ambito di contiguità fra espressività visiva e narrativa, contrassegnata dalla capacità intrinseca di assorbire e restituire la multiformità del reale. La predilezione per la tecnica del collage le permette di far convergere nel quadro una pluralità di elementi e significati, creando un tessuto composito in cui si integrano riflessioni sociali e sensibilità estetica e il cui armonioso intreccio permette una profondità di analisi inconsueta. Sono opere vibranti, percorse da frammenti di vita che arricchiscono di echi profondi la figurazione. Una linea decisa, carica di dinamismo, sintesi grafica di estrema efficacia comunicativa si configura come trait d’union delle diverse tecniche artistiche che utilizza l’artista, divenendone il segno distintivo.

Il colore, reso dalla tramatura del collage, risuona di rimandi e vibrazioni emozionali e, attraverso la strutturazione articolata, scandisce la superficie tra il reale delle vicende umane e il trascendimento dei riverberi esperienziali ed emozionali che esse evocano in ciascuno. Ognuno coglie in questa moltitudine di particolari un dettaglio diverso, cui attribuisce un significato soggettivo. Sono opere in un certo senso corali, in grado di generare un’eco infinita. I lavori di Paola Grillo rivelano il suo amore per il colore e per l’intensità espressiva; la sovrabbondanza di elementi, che frammenta l’immagine, è da leggere come articolazione di diversi piani prospettici e semantici. Un ricettacolo di narrazioni che rispecchia la complessità che costituisce la realtà sia esteriore che interiore e che, attraverso un flusso di informazioni e rimandi, traduce il vero in immagine evocativa. L’attenzione dell’artista è rivolta a riflette empaticamente sui problemi della condizione umana e sul disagio del mondo moderno.

La scelta è dettata dall’esigenza di mostrare, più che descrivere e risiede proprio in questo la grandezza di Paola Grillo: nella capacità di centrare l’analisi dell’attualità, con particolare attenzione all’aspetto psicologico. I volti, gli sguardi sembrano esprimere la vera personalità di ciascun soggetto, ciò che interessa l’autore è l’attimo in cui si palesa l’emozione, il pensiero. Nelle sue opere di grande forza emotiva, svela l’abisso sottostante il nostro senso illusorio di comprensione e controllo del reale.

Flavia Motolese Curatore artistico di Satura Art Gallery

 

PAOLA GRILLO

Nata nel 1956 a San Giorgio a Cremano, si trasferisce molto presto a Milano, e quindi a Genova, per la destinazione del padre magistrato e della madre insegnante. La severa concezione dell’epoca faceva ritenere gli studi artistici “pericolosi” e poco proficui per l’avvenire di una ragazza borghese. Viene quindi indirizzata verso un percorso scientifico alla fine del quale entra come consulente in un importante gruppo bancario. Nonostante questa carriera ufficiale, la passione per la pittura prende il sopravvento e presto lavora in un laboratorio tenuto dalla scultrice Alda D’Alessio e inizia, siamo negli anni ‘90, a tenere le prime mostre nelle quali ottiene i primi importanti riconoscimenti.

Nel 2003 apre uno studio ad Albisola e dal 2006 partecipa e sostiene il progetto “Trasformare”, vera operazione multiforme che coinvolge artisti diversi, pittori, scultori, ceramisti tra i quali Carlos Carlè, Claus Miller, Raffaele Capuana, Yiu Wah Leung, Marco Grassi, aka Pho, ed Emanuele “Impossibile” Alfieri. Durante questa esperienza mescola e contamina la sua tecnica e le sue opere che si evolvono all’interno di svariate e prestigiose mostre tenute lungo la Riviera tra Albisola ed Antibes.

Nel 2005 partecipa a “13×17”, manifestazione promossa da Philippe Daverio e Jean Blanchaert a Venezia, vera “Controbiennale” per un’arte svincolata dalle logiche mercantili. Esauritosi il periodo della collaborazione con altri artisti, lavora con un curatore romano, Alex Maugeri, che allestisce una mostra a Fukuoka, durante la quale si manifesta un notevole interesse della cultura giapponese per il suo lavoro.

Dal 2008 si vede un consolidamento delle sue attività in ambito nazionale. Sono di questo periodo le mostre di Zoagli, Milano, Venezia, Parma, Roma, Bologna e Portofino oltre alla presenza nelle principali manifestazioni artistiche genovesi come ARTEGenova.

Nel 2013 nasce il rapporto attivo con la galleria d’arte Satura di Genova e l’approfondimento della collaborazione con la sua curatrice Flavia Motolese.

 

IO TI VEDO

Amo la pittura moderna e la pratico applicando numerose tecniche per cui un mio lavoro si compone di un misto di pittura, collage, installazione. Poiché mi annoia la ripetizione meccanica di soluzioni pittoriche, vivo sempre alla ricerca di eventi, forme e materiali che mi stimolino e consentano di esprimere il mio io; per questo raccolgo in continuazione materiali, spesso di recupero, a volte semplici foto da riviste, che rappresentano lo scorrere dalla mia esistenza, l’evolversi della mia sensibilità.

Quando compongo e restituisco questi oggetti sulla tela, per prima cosa determino la trama del quadro, che talvolta si espande in larghe fasce di colori, con sovrapposizione di materiali diversi; spesso invece mi esprimo attraverso una fitta frammentazione di immagini che stendo sul quadro in una progressione continua, sovrappongo strati di carta dopo averla immersa in un bagno di acqua, colla e colore, in maniera tale che diventi movimento e forma, una sorta di “spartito” sul quale dipingo.

Spesso sono i pezzi raccolti e catalogati a indicarmi, improvvisamente, la via di un quadro. Talvolta invece la suggestione di un’immagine mi rimane a lungo nella mente, fino a riemergere in un soggetto preciso: un tratto di costa, un fiore, un volto. Il lavoro con altri artisti è stato per me illuminante, portatore di fortissimi stimoli creativi, suggestioni e modalità innovative, come l’uso del fil di ferro e della corda.

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